Per durezza dell'acqua di intende un valore che esprime il contenuto di sali, generalmente di calcio e magnesio, disciolti nell'acqua.
L'unità di misura che viene adottata comunemente in Italia per indicare la durezza dell'acqua è il grado francese "f" (corrispondente ad 1 grammo di carbonato di calcio in 100 litri d'acqua).
Segue una sommaria classificazione:
fino a 7°f - acqua molto dolce
da 7°f a 14°f - acqua dolce
da 14°f a 22°f - acqua mediamente dura
da 22°f a 32°f - acqua discretamente dura
da 32°f a 54°f - acqua dura
oltre 54°f - acqua molto dura
La durezza dell'acqua può essere abbassata facendola passare attraverso un addolcitore su una resina di scambio ionico dove vengono trattenuti gli ioni di calcio e magnesio.
Le principali problematiche che ne conseguono sono:
difficoltà di funzionamento delle serpentine di riscaldamento dell'acqua e conseguente aumento dei consumi di energia (fino al 50% in più): le incrostazioni di calcare rappresentano un forte isolante che impedisce lo scambio di calore;
pompe e braccetti incrostati sono più soggetti a rotture a causa del maggior peso e attrito che devono sostenere;
al calcare depositato su guarnizioni ed elementi in plastica aderiscono facilmente residui di sporco che possono essere luoghi ideali di proliferazione dei batteri;
formazione di una pellicola opaca biancastra su bicchieri e stoviglie(nella fase di asciugatura).
Un'acqua dura influisce negativamente nei processi di lavaggio in quanto le molecole che costituiscono il detergente si combinano con gli ioni di calcio diminuendo il suo potere sgrassante. D'altro canto anche un'acqua particolarmente dolce o completamente priva di sali crea notevoli problemi di risciacquo.
In conclusione è importante sottolineare che gli inconvenienti derivati dalla durezza dell'acqua sono facilmente eliminabili utilizzando, in dosi corrette, un detergente adeguato nella fase di lavaggio e un ammorbidente (biancheria) o del brillantante (stoviglie e bicchieri), in fase di risciacquo.
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