giovedì 27 gennaio 2011

Il rubinetto nella Storia

I primi rubinetti archeologicamente attestati sono le "valvulae" di epoca romana. Si tratta di rubinetti del tipo “a maschio”, in cui la rotazione un cilindro forato consente o impedisce il passaggio dell’acqua.

A seguito dello sviluppo dell’ampia rete di acquedotti che rifornivano le città e la numerosa popolazione, si sviluppò una fiorente attività industriale legata alla produzione di rubinetti (valvulae), tubi di piombo (fistulae), ma anche vasche, stufe per riscaldare l’acqua (boiler), ecc..
In epoca romana sono attestati anche alcuni esempi di “miscelatori”, come quelli esposti in mostra, con cui era possibile erogare acqua fredda o, alternativamente, acqua calda. La miscelazione dell’acqua alla temperatura desiderata avveniva nella vasca sottostante, mentre dalla vasca l'acqua usciva fredda o bollente.

Con la fine dell’impero romano e il collasso della rete degli acquedotti, in epoca medievale e moderna i rubinetti erano utilizzati soprattutto per regolare il flusso dei liquidi da recipienti.
Si trattava ancora di rubinetti “a maschio” cilindrico, ma le dimensioni erano usualmente ridotte. Essi infatti erano applicati a piccoli recipienti in legno o metallo (acquamanili, samovar, ecc.), sospesi o trasportati secondo le necessità, oppure a piccole vasche a muro.
Abbastanza frequente, nelle chiese maggiori, era l’uso di collocare una vasca, munita di due rubinetti, sopra un grande lavabo, per gli usi liturgici.
Talora, quando erano applicati a grandi botti per il vino e la birra, i rubinetti potevano raggiungere dimensioni consistenti.

L’invenzione del rubinetto a vite è attribuita al mercante inglese di ferramenta Thomas Grill nel 1800. Con questo dispositivo fu possibile graduare, per la prima volta, il flusso dell'acqua.
Questo sistema, utilizzato ancora oggi, trovò larga applicazione soprattutto con l’allacciamento delle abitazioni alla rete della distribuzione idrica, in quanto offriva migliori prestazioni di tenuta sotto pressione.

Nel 1975 iniziò la commercializzazione dei primi miscelatori monocomando a dischi ceramici. Precedentemente erano stati studiati e commercializzati miscelatori termostatici basati su tecnologie meccaniche differenti.

Il rubinetto a vite e quello a maschio non sono stati, comunque, soppiantati dal miscelatore monocomando a dischi ceramici.
Il sistema a maschio, nelle migliorate forme del maschio conico o a sfera, trova ancora largo impiego sia in ambito enologico che in varie applicazioni delle valvole per gli impianti di distribuzione per liquidi e gas.

giovedì 6 gennaio 2011

Idraulica e fantascienza: Dune

Tutti gli scienziati sono concordi nel dire che la disponibilità d’acqua potabile sarà uno dei maggiori problemi del futuro. Questa tematica così scottante non poteva sfuggire agli autori di fantascienza, quella branca della letteratura che cerca di immaginare il futuro, prevedendone problematiche e dinamiche sociali.

Proprio il problema dell’accesso all’acqua è al centro di una delle più famose saghe di fantascienza: il Ciclo di Dune. I romanzi di Herbert sono infatti ambientati su un pianeta totalmente desertico, Dune, dove trovare e sfruttare ogni fonte d’acqua è essenziale. Gli abitanti del pianeta sono addirittura costretti a muoversi indossando particolari tute che riducono al minimo la dispersione di umidità e riciclano l’acqua espulsa dai corpi.

Quello che non tutti, neppure tra i lettori di questi romanzi, sanno, è che in Dune c’è molta più scienza che fantascienza. L’autore, Herbert, prima di iniziare la stesura dei libri ha infatti studiato le maggiori zone aride del nostro pianeta, collaborando con gli scienziati in prima linea contro la desertificazioni e impegnati nello studio dello sfruttamento delle risorse idriche nelle zone estreme. Quasi tutti i sistemi descritti nel romanzo con cui gli abitanti di Dune si approvvigionano e conservano l’acqua sono realmente utilizzati in Arabia e nelle zone a rischio di desertificazione degli Stati Uniti. Le stesse fantascientifiche tute dei nativi di Dune derivano da prototipi effettivamente allo studio.

Insomma, il pianeta Dune non è lontano anni luce, anzi, è già qui sulla terra.